Io vorrei prendere la residenza al MAST, almeno dal tre di ottobre al primo novembre, il periodo in cui va in scena FOTO/INDUSTRIA, la biennale dedicata a fotografia industriale, lavoro e impresa.
Vorrei vivere lì non soltanto per consultare coi miei tempi la ricca collezione di libri fotografici a tema esposti, o le foto dei finalisti del concorso GD4PHOTOART 2015; non soltanto per partecipare agli illuminanti incontri con straordinarie personalità legate a vario titolo al mondo della grande fotografia, e ai susseguenti pantagruelici buffet. E non solo per godere degli spazi architettonici del meraviglioso complesso, dei suoi servizi efficienti e del suo personale gentile e servizievole, che tutti insieme mi fanno illudere di vivere in Europa.
Io vorrei vivere al MAST perchè mi sono reso conto che questa straordinaria struttura, i servizi che offre, la cultura che diffonde gratuitamente a chi lo raggiunga, sono un atto di amore.
Al MAST, questo è il fatto, qualcuno ci vuole bene.
Ci ho messo un po’ a realizzarlo: mi sono chiesto come fosse sostenibile il costo di una manifestazione come FOTO/INDUSTRIA, con quattordici mostre di altissimo livello in sedi prestigiose. Poi ho capito che alla base del progetto non può stare una logica economica pura, un conto da bottegaio, “tanto esce – tanto entra”.
La Fondazione MAST e le attività ad essa collegate sono un raro e strabiliante esempio di filantropia, eguagliato dal progetto Hospice Seragnoli, che ho avuto modo di conoscere in occasione della dolorosa vicenda di una persona cara. E il MAST, come l’Hospice, sono il frutto della volontà di Isabella Seragnoli, imprenditrice risoluta nella sua atipica generosità.
Ed io le sono grato.
Tutte le foto di questo articolo sono state scattate da me il 20 ottobre 2015, rigorosamente senza chiedere autorizzazioni. Probabilmente ho infranto qualche copyright, ma l’ho fatto per rendere omaggio al MAST e a quanto esso contiene.