Il paesino

L’amico Davide Caravita possiede una collezione di cartoline di Baricella, paesino in provincia di Bologna dove vivo.
Una di queste è del 1906, la più vecchia immagine del paese che io conosca.

Baricella, veduta del paese ripresa dal campanile della chiesa. Cartolina del 1906. Collezione Davide Caravita

E’ stata senza dubbio ripresa dal campanile, inquadrando quasi perfettamente verso nord. L’inquadratura non è molto ampia, mostra soltanto gli edifici che si trovavano lungo la porzione nord-est della via centrale (via Savena vecchia, oggi via Roma), e quelli adiacenti. A giudicare dalle ombre, è stata ripresa a metà mattina, in una giornata di sole velato, con l’orizzonte che sfuma nella foschia. Ingrandendola, il retino tipografico la rende mal definita, ma mi sembra di riconoscere dei fasci di saggina nei cortili, un biroccio, qualche pianta di vite, orti.

Una fotografia di paesaggio urbano con più di cent’anni sulle spalle, contiene molte informazioni preziose, anche al di là delle intenzioni del fotografo, probabilmente mosso da intenti commerciali. Eppure proprio in questa assenza di “interpretazione artistica”, in questa documentarietà distaccata, sta l’interesse dell’immagine che vediamo.

Osservo la cartolina e trovo alcuni elementi che ben riconosco: il palazzo del municipio, la torretta della Villa Boschi, la “mura” che separava l’abitato dai campi, verso est. Inevitabilmente mi chiedo cosa è rimasto, cosa è cambiato da allora. Un elemento che mi colpisce è la ciminiera che nell’antica immagine spunta tra le case dell’attuale via Ungarella, e di cui non so nulla. Forse una fornace? Chi ne ha notizie?

Decido di tentare di rifare la foto. Il punto di ripresa non si è spostato di certo. Don Giancarlo è gentilissimo e molto collaborativo: mi apre la porticina del campanile, dove ricordo di essere già salito da bambino, e mi lascia le chiavi. La struttura delle scale non è molto rassicurante, così ad occhio, ma se ha resistito al terremoto del 2012 reggerà anche me. Mentre salgo, considero il parapetto alla mia sinistra, che mi separa dal vuoto: è molto basso, troppo per farmi sentire tranquillo. Ricordo la  ricerca di Paolo Antolini sui baricellesi chiamati alle armi per la prima guerra mondiale: l’altezza media dei maschi era di 161cm. Io guardo il parapetto da 23cm più su… ma tanto non soffro di vertigini, giusto? Ritrovo le scritte sulle pareti che ricordavo (dopo circa quarantacinque anni dalla mia prima visita): firme, date che risalgono ai primissimi anni del ‘900. Cognomi noti, forse campanari del paese?

Firme su una porta interna del campanile di Baricella 3 settembre 2015 - foto: Kiodo

Firme su una porta interna del campanile di Baricella
3 settembre 2015 – foto: Kiodo

Sollevo l’ultima porta, stesa in orizzontale quattro gradini sopra di me, e attraversando un tessuto di ragnatele mi trovo sul pavimento del piano delle campane. Mentre qualche piccione decolla sbatacchiando le ali, apro i serramenti rivolti a nord ovest: alla mia sinistra il coperto della chiesa nasconde la piazza. Guardando verso nord, là dove quel fotografo aveva puntato il suo obbiettivo centonove anni fa, la chioma di una bella quercia nasconde quasi completamente la visuale. Non credevo che le querce crescessero tanto in fretta: nella cartolina non ce n’è traccia!

Ho portato una macchina digitale, con due lenti: un normale ed un moderato grandangolo. Monto il grandangolo, il normale avrebbe inquadrato solo la chioma della quercia.

Baricella 2015, dal campanile guardando verso nord

Baricella, dal campanile guardando verso nord. 3 settembre 2015 Foto: Kiodo

La direzione della luce è circa la stessa della foto originale, ma a parte ciò, non sono molti gli elementi riscontrabili oggi. Eppure l’impianto del paese si riconosce, e qualche edificio è rimasto al suo posto:

Baricella a confronto, 1906-2015

Baricella a confronto, 1906-2015

Il municipio è quasi immutato, a parte un’ampiamento verso est, ed anche la mura in primo piano è ancora al suo posto, parzialmente inglobata in nuove costruzioni.

Il campo inquadrato nella foto del 1906, su una carta dell’IGM aggiornata agli anni ’40:

Inquadratura della cartolina datata 1906, su mappa IGM aggiornata al 1940 circa

Inquadratura della cartolina datata 1906, su mappa IGM aggiornata al 1940 circa

La stessa inquadratura su una CTR degli anni ’90:

Inquadratura dal campanile verso nord, come su cartolina 1906. CTR 1:5000, 1990 circa

Inquadratura dal campanile verso nord, come su cartolina 1906. CTR 1:5000, 1990 circa

Mi resta la curiosità di sapere a che serviva quella ciminiera: chi mi aiuta?

10 risposte a "Il paesino"

  1. Possibile che fosse una fabbrica di mattoni o simile?
    A quanto risulterebbe
    qui pare che Baricella ebbe ai primi del 900 un incremento demografico notevole proprio per i lavori della bonifica… e magari servivano mattoni.
    Non lo so, la butto li…

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    1. anch’io ho pensato ad una fornace, ma alcune considerazioni mi fanno dubitare:
      1) di fornaci ce n’era un’altra, oltre il paese, verso nord, anche se non so fino a quando è stata attiva. Resta il toponimo in una stradina, nei pressi della pizzeria Casa rigata.
      2) la ciminiera che si vede nella cartolina è più piccola di quelle di qualsiasi fornace io abbia mai visto.
      3) pare che nella zona della ciminiera esistesse un mulino, che avrebbe potuto trarre l’energia forse da un impianto termico
      Se comunque fosse stata una fornace, la sua esistenza non sarebbe stata in relazione ai lavori di bonifica, essendosi costituito il Consorzio Bonifica Renana solo nel 1909.
      Continuo a sperare che qualche baricellese abbia qualche documento, o ricordo, o suggerimento, per far luce.

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      1. Tu sei l’esperto di bonifica ma, a leggere qui (rif. “L’italia unitaria”) , già prima del consorzio la bonifica dei terreni paludosi era in pieno svolgimento.
        Vediamo se salta fuori qualcosa.
        C’era un nonno di Baricella che veniva da me e aveva una memoria storica incredibile, scriveva poesie. Stava dietro da via Europa. Se mi torna in mente il modo di contattarlo ti dico qualcosa.

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  2. Il nonno che scriveva poesie è mio zio Augusto Mazzacurati ed è proprio a lui che mi sono rivolto per cercare di avere notizie. In effetti nel luogo dove c’è la ciminiera (stranamente a pianta quadrata) c’era un mulino che è stato in funzione fino agli anni ’60 (lo ricordo anch’io, ma era mosso da motori elettrici). All’epoca della foto è probabile che il mulino fosse mosso da macchine a vapore e quella fosse la ciminiera della caldaia. Questo spiegherebbe l’altezza relativamente contenuta della ciminiera ed anche la sua forma. Ho trovato su internet foto di altre ciminiere a servizio di macchine a vapore ed alcune di queste sono effettivamente a pianta quadrata.

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    1. Bingo!
      E’ proprio Augusto Mazzacurati. Non ricordavo inizialmente il nome ma poi mi è venuto in mente.
      L’ho visto per lavoro qualche volta, è passato del tempo, ma ricordo che mi ha colpì molto la sua forza. Ho da qualche parte nella libreria anche un suo libro.
      Se Gabriele può portare i miei saluti ad Augusto mi farebbe piacere.

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